For God, for the Family, for the Country.
Non
è che non capisca l'attaccamento alla Patria. Io amo il mio paese, con tutti i
suoi difetti e i suoi problemi.
Non sono una di quelli che vorrebbe andarsene.
Non
è nemmeno il mio essere atea, o la forte propensione a starmene per i fatti
miei. Posso capire l'attaccamento a qualcosa di superiore. Che sia Dio, o
semplicemente la comunità.
Sono
pacifista, si. Nel senso che non preferirò mai la guerra alla pace, ma sono
perfettamente consapevole che l'uomo è lupo per gli altri uomini (Hobbes).
Odio
la violenza, quella fine a sé stessa. Ma il mio vicino di casa è morto almeno
una sessantina di volte, nelle mie fantasie. Per quanto mi piacciono i Daft
Punk, perdo leggermente le staffe dopo tutto un giorno di around the world,
around the world, around the world.
E
volendo essere onesti... Il fucile d'assalto in dotazione all'esercito italiano
pesa circa quattro chili, la mitraglietta pure -con caricatore pieno, aggiungi
un altro chilo con la pistola Beretta, e altri tre con il lanciagranate. A
quanto siamo? Dodici chili? E chi li alza su? Non per dire, ma mia nonna sente
il bisogno di venirmi ad aiutare, quando le porto il canestro d'acqua su per le
scale. Ma, fa niente, sono sempre in tempo per un po' di esercizio. Anzi, sono
volenterosa a fare esercizio se si dovesse presentare l'occasione.
Il
punto è. Capisco le ragioni che spingono una persona a diventare un soldato.
Scegliere di indossare la divisa, non è il problema. L'onore, il sacrificio e il senso del dovere, li comprendo e li rispetto.
Ma insieme alla divisa, viene anche quel fucile d'assalto, e quella Beretta dall'"elevata precisione di tiro", che, prima o poi, potresti essere costretto ad usare. Quello che mi chiedo, quello che non comprendo, è come si possa scegliere, volontariamente, di mettersi in una situazione in cui potrebbe essere necessario uccidere un altro essere umano. Perché è questo che è un soldato: un uccisore, un uomo mandato ad ucciderne altri. Non raccontiamoci favole, non giriamoci attorno. Non facciamo il gioco del Grande Fratello, guardando solo il lato passivo della professione. Il soldato è uno strumento della guerra, anche se la sua missione si chiama "Peace Keeping". Si, sto parlando con te, ONU.
Come te la fai andare bene, quella parte del lavoro?
Cosa racconti ai tuoi figli, quando torni a casa?
Uccidi per non essere ucciso, certo.
For the greater good, direbbero gli americani. Per il bene superiore. Ok.
E prima
di andare a dormire, guarderai le tue mani sporche di sangue, e penserai: sono loro
sono i cattivi, loro hanno iniziato.
Troverai
migliaia di ragioni per giustificare quell'arma nelle tue mani, ma alla fine, quando le conseguenze delle tue azioni verranno a farti visita, mi chiedo, per cosa stavi combattendo veramente? per quale motivo eri su un campo di battaglia?
Per il tuo Dio? che ti vieta espressamente di uccidere?
Per la tua patria? che prende le vesti del Governo, delle Lobby e delle Mafie? Chi sono queste persone? Stai veramente combattendo per loro?!
Per la tua famiglia? che ti ha salutato in lacrime all'aeroporto, pregando che tu tornassi sano e salvo?
Non lo so. Forse, in realtà, ho solo una profonda ammirazione per queste persone. Le vedo come qualcosa di distante da me, e il cercare di comprenderli, me li fa rispettare sempre di più.
O forse, sono arrivata a patti con la mia coscienza, e mi sono detta che fare il soldato, è solo un lavoro come un altro, e ha i suoi lati negativi.
O forse, mi sono semplicemente resa conto, che, come non esiste la pace, senza la guerra, non potrebbe esistere la libertà, senza qualcuno che la protegga.
La libertà.
È per quella, che stavi combattendo?!
Ti devo ricordare che la tua libertà, finisce quando inizia quella degli altri?
Ti devo ricordare che la tua libertà, finisce quando inizia quella degli altri?
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